Quando la serie di successo del regista Paolo Sorrentino “The Young Pope ” ha debuttato nel 2016, il Vaticano ha impiegato un anno per benedire a malincuore il suo ritratto immaginario e talvolta blasfemo del Papa. Non è così per l’ultimo film di Sorrentino, “Parthenope”, che ha ricevuto un primo pollice verso dalla Chiesa cattolica italiana.


Questo non ha fatto altro che accrescere l’interesse per il film, portandolo in cima alla classifica degli incassi dei film italiani dopo la sua uscita nelle sale.
Ambientato nella Napoli di Sorrentino, il film è una lussureggiante meditazione sulla bellezza, l’amore e la morte, tratta dal mito greco della sirena Partenope, che si getta in mare dopo aver fallito nel tentativo di sedurre Ulisse con il suo canto. Partenope è strettamente legata a Napoli, tanto che la città venne chiamata proprio così alla sua fondazione da parte dei Greci e i suoi abitanti “Partenopei”.


Il film non è assolutamente incentrato sulla Chiesa, ma verso la fine del film c’è una scena che farebbe soffocare qualsiasi cattolico. Si tratta di un cardinale, della seducente protagonista Parthenope e della liquefazione del sangue di San Gennaro – il presunto miracolo ricorrente che è una mucca sacra per molti Napoletani.


Importanti cattolici italiani hanno denunciato la sacrilega scena di sesso come avvilente non solo per la fede ma anche per la stessa Napoli, con il quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avvenire che ha definito la “sterile estetica” della scena “di cattivo gusto”.


In una carrellata di reazioni negative, Avvenire ha affermato che la fascinazione di Sorrentino per la Chiesa cattolica in “The Young Pope” ha raggiunto nuovi minimi in “Parthenope”.
“L’impressione è che si tratti di immagini scelte per l’immagine, che siano suore che giocano a tennis o cardinali che fumano sigari”, conclude Avvenire.


Monsignor Vincenzo De Gregorio, che sovrintende alla cappella che ospita la reliquia del sangue di San Gennaro e altri tesori del patrono di Napoli, ha detto di non aver visto il film nella sua interezza ma che gli spezzoni della scena erano sufficienti.
Pur riconoscendo che i suoi commenti non avrebbero fatto altro che dare maggiore pubblicità al film, De Gregorio ha dichiarato al Corriere della Sera di essersi opposto soprattutto al trattamento “superficiale” che il film ha riservato a uno degli intramontabili misteri di Napoli: Come mai il sangue di San Gennaro si liquefa, o non si liquefa, in tre giorni specifici ogni anno.


Secondo la leggenda, il presunto miracolo ricorda l’eruzione del Vesuvio del 1631, quando il sangue di San Gennaro si liquefece e il magma del vulcano si fermò prima di entrare in città. Oggi San Gennaro è spesso invocato per proteggere i napoletani e il rituale triennale attira migliaia di devoti.
“Naturalmente Sorrentino non intendeva fare un documentario o un’analisi approfondita, sociologica, storica di Napoli, ma semplicemente analizzarne l’aspetto onirico, perché in fondo è solo questo”, ha dichiarato De Gregorio al Corriere.


Sorrentino, che ha vinto l’Oscar per la sua felliniana lettera d’amore a Roma, “La grande bellezza ”, ha detto che la sua ode a Napoli doveva concentrarsi su Partenope, sul mare e sul rapporto complicato e a volte contraddittorio tra loro e Napoli stessa.
“È una donna libera, molto spontanea, che non giudica, come non giudica la città”, ha detto in una conferenza stampa al Festival di Cannes, dove ‘Parthenope’ ha debuttato a maggio con una standing ovation. “È lo specchio della città in cui sono cresciuto”.


E alcuni hanno acclamato “Parthenope”, con la giuria di Cannes che ha assegnato al suo direttore della fotografia, Daria d’Antonio, il premio tecnico del festival. Questa settimana a Napoli sono iniziate a circolare magliette con le scritte “I love Sorrentino” e “I love Parthenope”, e nuove statuine per i presepi, per le quali gli artigiani napoletani sono famosi, con uno dei personaggi del film.
Lo stesso Sorrentino ha trovato fan adoranti in cerca di selfie e autografi questa settimana durante una proiezione speciale del film a Palermo, in Sicilia.


Si tratta dell’ultima attenzione cinematografica per Napoli, che ha fatto da sfondo alla serie televisiva della HBO “L’amica geniale”, basata sul quartetto di romanzi best-seller di Elena Ferrante.
Anche l’ultimo lungometraggio di Sorrentino, “La mano di Dio ” , era ambientato a Napoli e aveva come protagonista un’altra icona sacra ma profana per i napoletani, Maradona. Prima di allora, aveva fatto colpo con la serie in 10 episodi “The Young Pope”, con Jude Law nei panni di un papa improbabile e controverso, seguita da “The New Pope”, con John Malkovich.


Un anno dopo la messa in onda in Italia della serie iniziale di HBO e Sky, alla fine del 2016, il quotidiano vaticano “L’Osservatore Romano” ha espresso giudizi generalmente positivi, nonostante quello che ha definito il modo “frivolo”, “caustico” e “grottesco” in cui ha dipinto il Vaticano.


L’Osservatore Romano non ha commentato “Parthenope”.
Il Vaticano è un argomento perenne per i registi, con una serie di film negli ultimi anni incentrati sul papato, tra cui “Habemus Papam” di Nanni Moretti, “The Two Popes” di Netflix e più recentemente “Conclave” con Ralph Fiennes.

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