Avetrana – Qui non è Hollywood, la nuova serie originale italiana Disney+ diretta dal regista Pippo Mezzapesa e scritta dallo stesso Mezzapesa insieme ad Antonella W. Gaeta, Davide Serino, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, è stata presentata in anteprima alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma e debutterà mercoledì 25 ottobre in esclusiva su Disney+ in Italia, in Europa e altri Paesi selezionati e su Hulu negli Stati Uniti.
La serie racconta il delitto di Avetrana in cui perse la vita la giovane Sarah Scazzi e l’imponente risonanza mediatica che lo caratterizzò. In 4 episodi da 60 minuti, ognuno con il punto di vista di uno dei protagonisti della storia, Sarah, Sabrina, Michele e Cosima, Avetrana – Qui non è Hollywood propone un racconto a più voci di uno dei più noti casi di cronaca nera italiana.
Conferenza stampa Avetrana – Qui non è Hollywood
Vanessa Scalera (Cosima Misseri):Devo ringraziare Valentina Visintin che mi ha creata: ha creato quella maschera e quel corpo in cui mi sono inserita. Avere addosso quasi 20 chili non tuoi non è facile perché dentro c’è un corpo che urla, che un’altra età, un’altra fisicità. Io credo che Cosima sia un dado che ha da sempre avuto soltanto una faccia in luce. Io e Pippo (Mezzapesa, ndr) abbiamo tentato di illuminare gli altri lati che non ha mai mostrato, cercando di sprofondare in questa donna. L’approccio iniziale è stato proprio entrare in quel corpo e in quella faccia: io provengo da quei luoghi e quindi so benissimo come la vita di certe donne che hanno passato quasi tutti gli anni della loro esistenza in campagna ne cambi i corpi. Cosima in realtà non era una donna anziana, ma dimostrava più anni perché ha avuto una vita faticosa. Poi la lingua mi ha aiutata perché per la prima volta mi sono liberata e ho parlato nel mio dialetto.
Giulia Perulli (Sabrina Misseri):Io, invece, ho pensato che fosse necessaria e quasi inevitabile una trasformazione fisica per poter interpretare questo personaggio. Sono stata affiancata da una nutrizionista per aggiungere 22 chili al mio peso e poi ho tagliato e tinto i capelli. Ho fatto uso della documentazione video – tra l’altro si trova tantissimo materiale – per apprendere e percepire questi dettagli fisici del personaggio. L’emotività del personaggio è uscita fuori proprio dal convivere con questo corpo, che poi non ti appartiene ma non hai la possibilità di lasciarlo sul set. Sono andata a dormire e mi sono svegliata non vedendo più Giulia nello specchio per svariati mesi, quindi ho avuto modo di sedimentare un’emotività totalmente diversa.
Imma Villa (Concetta Serrano): Il mio è stato un ruolo difficile perché non c’è un capitolo dedicato a Concetta, ma è presente in ogni momento di questa storia. La sua presenza è forte, ma ho dovuto lavorare sulla sottrazione, facendo diventare vivo un personaggio che non si esprime con battute o con espressioni particolari. Ho dovuto lavorare sull’assenza per scarnificare e scavare nel dolore di questa donna.
Paolo De Vita (Michele Misseri): Leggendo la sceneggiatura, io ho desiderato veramente di diventare il corpo carnale del sogno del regista: tutti volevamo diventare quello che Pippo aveva sognato pensando di fare questa serie. Lo abbiamo fatto con responsabilità, rispetto, senso della tragedia. Abbiamo studiato seriamente il dialetto per essere ancora più onesti verso la tragedia di questa famiglia. Eravamo consapevoli di trattare un materiale umanamente doloroso, scottante e abbiamo aderito a questo progetto con un senso di amore, di sofferenza… che ci portiamo ancora addosso qualche volta.
Anna Ferzetti (la giornalista Daniela): Io rappresento la parte mediatica liberamente ispirata alle figure che c’erano all’epoca del giornalismo. Sarebbe stato difficile cercarne una in particolare perché erano veramente tantissime. Ho cercato di documentarmi, di capire anche il linguaggio del giornalista in quel momento, ma abbiamo deciso di far emergere il lato della giornalista arrivista, in quel momento ambiziosa, che non guarda in faccia nessuno per la notizia e, allo stesso tempo, la prima che incomincia a fare due passi indietro. È stato bello ritrovare il lato umano di questa donna che si ritrova in qualche modo anche coinvolta. Io sono un po’ l’occhio esterno, quello che eravamo tutti noi quasi 15 anni fa, con le varie domande che ci siamo fatti tutti in quel periodo e tutti ricordiamo.