Roma, Teatro Olimpico giovedì 10 ottobre 2024 ore 20.30
Inaugurazione della stagione della danza dell’Accademia Filarmonica Romana giovedì 10 ottobre (ore 20.30) al Teatro Olimpico con C’era una volta Cenerentola di Fabrizio Monteverde. Si rinnova la collaborazione della Filarmonica con il Balletto di Roma che fino al 13 ottobre riprende in un nuovo allestimento una delle sue produzioni di maggior successo.
Fabrizio Monteverde (che firma oltre la coreografia anche le scene) svuota l’antica favola da tutti gli elementi più noti, conosciuti attraverso i balletti di repertorio e la filmografia, e crea una danza sulla musica barocca di Georg Friedrich Händel, cui bastano pochi tratti di riferimento per proiettarsi in temi d’attualità, colti con umana sensibilità. I costumi sono di Santi Rinciari, light designer Emanuele De Maria.
Ritroviamo nel ruolo della protagonista la giovanissima e talentuosa Marisol Castellanos, classe 2006, cubana di origine ma italiana di Biella, volto noto della tv, finalista nell’ultima edizione di “Amici 2023”, talent nel quale ha vinto il circuito “danza” e il Premio della Critica. Accanto a lei danzano nei ruoli principali Nicola Barbarossa (Principe), Paolo Barbonaglia (Matrigna), Roberta De Simone e Ainhoa Segrera García nel ruolo delle sorellastre.
Dopo il primo debutto al Festival di Civitanova Danza nel 2006 e l’ultima ripresa in scena al Teatro Massimo di Palermo nel 2016 con Anbeta Toromani e José Perez, il nuovo allestimento di C’era una volta Cenerentola non cambia l’atmosfera, il sapore, l’ambientazione e i valori di una preziosa coreografia che avvicina tutte le nuove generazioni al repertorio del Balletto di Roma. Secondo Monteverde quella di Cenerentola è una storia apparentemente semplice: rivalità tra sorelle, desideri inespressi che finalmente si realizzano, la virtù premiata anche se vestita di stracci, la punizione per i malvagi e gli sfruttatori. In realtà sotto questa superficie lineare e apparentemente trasparente si nascondono dei complessi sentimenti inconsci, che sono poi alla base del successo della storia di Cenerentola nel corso dei secoli, e che tracciano il percorso di crescita e di sviluppo della personalità, fino alla piena realizzazione del sé.
È una fiaba che continua a parlare di adolescenza, della fatica di crescere specialmente per chi è ai margini, delle prove da superare per raggiungere l’autonomia, ma soprattutto del ruolo effimero dell’immagine esteriore, come parametro considerato ieri come oggi – il “c’era una volta”, ma che oggi c’è ancora – fondamentale per potersi affermare nella vita e nelle relazioni sociali. Quest’opera di Fabrizio Monteverde, come tutte le sue famose rivisitazioni di grandi classici, rovescia la tipica ambientazione fiabesca in un mondo crudo e opprimente, di cui sono sottolineati i contenuti soprattutto negativi, ma che alla fine sfociano in una profonda e innocente introspezione.
Nel linguaggio del coreografo c’è richiamo all’ingiustizia, voglia di emancipazione e insieme quell’umiltà destinata a durare per sempre: la convinzione che questi valori possano esplodere ed esprimersi in sentimenti puri e folli come l’amore e la felicità, trasuda in tutto lo spettacolo dalle luci ai costumi e al trucco, sino all’originale scenografia.