E voi come vivrete? Una domanda che è anche il titolo originale dell’ultimo film di Hayao Miyazaki, uscito in Italia e nel resto del mondo come Il ragazzo e l’airone.

Ci troviamo in Giappone, più precisamente in una Tokyo del ‘43 devastata dalla Seconda Guerra mondiale. Mahito Maki ha appena perso la madre, morta a causa del divampare di un incendio presso l’ospedale della città. Passa un anno dalla tragica perdita e mentre la sua famiglia prova ad andare avanti, Mahito è rimasto lì, convinto di non aver fatto abbastanza per salvare la sua mamma. Il padre si risposa Natsuko, sorella dell’ormai defunta moglie, ma il giovane ragazzo non sembra prenderla bene: smette di andare a scuola e non sa come affrontare il nuovo e strano legame con Natsuko. Per sfuggire il più possibile ai pericoli della guerra la famiglia si trasferisce nella vecchia casa di campagna in cui Natsuko e la madre di Mahito sono cresciute. Qui iniziano a succedere cose strane, soprattutto con l’arrivo di un airone cenerino dall’aspetto inquietante, il quale sembra aver preso di mira il ragazzo. In ogni film di Miyazaki che si rispetti, nulla è come sembra e l’airone si scopre essere una creatura magica con uno scopo ben preciso.
Grazie alla comparsa dello strano uccello dalle piume blu, Mahito si ritroverà a fare i conti con il passato affinché un nuovo futuro diventi possibile.

La recensione del film di Hayao Miyazaki

Un film estremamente complesso, non perché sia di difficile comprensione, ma per il suo carattere allegorico. Il ragazzo e l’airone è la metafora di una crescita personale, del superamento di un lutto che sembra insormontabile, dell’intrinseco legame tra la vita e la morte. Una storia sulla fragilità umana ed il suo trasformarsi in coraggio. L’airone che compare nel titolo italiano della pellicola è anche uno dei personaggi principali, una sorta di moderno Virgilio dantesco, traghettatore dell’umano in una terra di non-vivi e accompagnatore di Mahito attraverso il suo lungo cammino.
Oltre a loro due, una schiera di personaggi chiave sia umani che fantastici e piccole citazioni ai film precedenti. Anziane protettrici dai nasi bitorzoluti, molto simili alla Yubaba de La città incantata o alla Sophie trasformata in Il castello errante di Howl, creature fantastiche come i Warawara che ci ricordano gli spiriti della foresta incontrati con La principessa Mononoke. La guerra è un altro dei temi trattanti in precedenza dallo studio di animazione, qui nuovamente condannata e mostrata nel suo lato più doloroso come avvenne con Il castello errante di Howl e ancor di più in Una tomba per le lucciole. Una guerra che si combatte con le bombe e la violenza, ma allo stesso tempo è una guerra interiore alla ricerca della pace.
E’ impossibile trovare un unico senso a questo film, una spiegazione semplice che non escluda altre infinite sfaccettature. “E voi come vivrete?” è un quesito che dovremmo porci per decidere se rimanere legati per sempre al passato o andare avanti, anche se questo comporta mandare in pezzi il mondo perfetto ed illusorio che ci eravamo costruiti.
Una domanda che il regista fa anche a sé stesso e alle sue creature, chiedendosi quale sarà il loro futuro dopo di lui.
Non cercate di analizzare chirurgicamente un film che va sentito con il cuore, ammiratene semplicemente la bellezza e lasciatevi trasportare in quel magico mondo che abbiamo iniziato ad esplorare fin da bambini.
Chiunque abbia sofferto, anche una sola volta in vita sua, ne capirà l’essenza.

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