Un Timothée Chalamet vincente, trasforma “Wonka” nel suo parco giochi personale
“Wonka”, il nuovo musical che racconta le origini del cioccolataio preferito da tutti, è molto simile ai dolci che il nostro protagonista crea: Non abbiamo bisogno del cioccolato, ma come possiamo resistere a una delizia così allettante? Non abbiamo bisogno di una storia musicale sulle origini di Willy Wonka, ma come non sgranocchiare questa storia stravagante e meravigliosa, realizzata dall’autore di “Paddington” e “Paddington 2” Paul King e interpretata da Timothée Chalamet? Non provate nemmeno a dire di no. Godetevi l’indulgenza.
Lavorando con lo sceneggiatore di “Paddington 2” Simon Farnaby, King dà la sua impronta alla storia di Wonka, proprio come Tim Burton ha applicato la sua sensibilità a “Charlie e la fabbrica di cioccolato” nel 2005 con Johnny Depp. Quell’interpretazione si discostava dalla rappresentazione di Willy Wonka che ci è più familiare: Gene Wilder nella versione del 1971, diretta da Mel Stuart, adattata dall’amato romanzo di Roald Dahl. Anche qui Chalamet offre la sua interpretazione.
Il Wonka di Chalamet è innocente e profondamente serio. È malizioso, come le rappresentazioni di Depp e Wilder, ma mentre Depp era stravagante e timido e Wilder era sornione e sarcastico, Chalamet non ha un briciolo di malizia. Non ha ancora alzato la guardia quando atterra in una città europea senza nome, che sembra essere in parti uguali Londra, Parigi e Ginevra, o forse Bruxelles.
Willy Wonka arriva cantando, un annuncio inequivocabile del fatto che questo è, in effetti, un film musical in piena regola. Le canzoni sono dell’artista pop Neil Hannon, anche se nessuna raggiunge le vette di “Pure Imagination”, la canzone misteriosamente magica cantata da Wilder nel film del 1971, che aspettiamo e aspettiamo che Chalamet sfoderi (non preoccupatevi, lo fa).
Willy sogna di fare fortuna come proprietario di un negozio di dolciumi nelle Galeries Gourmet, deliziando gli avventori con intrugli creativi che hanno effetti collaterali selvaggi. Ma un cartello preesistente di commercianti di caramelle ha soffocato la concorrenza, corrompendo le forze dell’ordine con dolciumi per impedire a Wonka di operare e controllando il flusso di cioccolato in città. Willy rimane anche intrappolato in un contratto disastroso presso la casa di riposo locale, gestita da una signora Scrubbit (Olivia Colman), i cui termini e condizioni predatori sui suoi prestiti – sì, questo è ciò di cui parla “Wonka” – fanno sì che i suoi ospiti diventino servitori a contratto nella lavanderia, un gruppo che include un adorabile cucciolo soprannominato Noodle (Calah Lane).
Sebbene Willy non sembri avere un briciolo di cattiveria in corpo (ancora), c’è una vena di oscurità che serpeggia in questo fiume di divertimento. Possiamo ridere del cartello del cioccolato, ma fondamentalmente “Wonka” è una storia su chi ha e chi non ha, sulle conseguenze dell’accaparramento delle risorse e sulle disuguaglianze sociali strutturali. Come ama dire Noodle, “gli avidi battono i bisognosi” e quindi “Wonka” diventa un film sulla coscienza di classe e sulla ridistribuzione della ricchezza. La tragedia non dichiarata di tutto questo è che sappiamo che in futuro Wonka diventerà lui stesso un accaparratore solitario.
L’umorismo è decisamente britannico: King e Farnaby provengono dalla scena comica del Regno Unito e rendono omaggio alla lunga serie di icone comiche inglesi con un ruolo per Rowan Atkinson, alias Mr. Bean. Il film è divertente e arzigogolato, ambientato in un mondo visivamente denso in Technicolor. I costumi e le scenografie sono così ben fatti che è un po’ un peccato che il film si affidi troppo agli effetti e alle acrobazie generate al computer, compresa una performance miniaturizzata di Hugh Grant nei panni dell’Umpa-Lumpa Lofty, anche se la sua interpretazione è vincente.
Forse c’è stato scetticismo nei confronti di “Wonka”, ma non c’è bisogno di preoccuparsi più di tanto, soprattutto per quanto riguarda Chalamet, che si abbandona completamente alla meraviglia e alle richieste vocali del ruolo. Vedetelo e godetevelo per quello che è: una rivisitazione giocosa e commovente di un personaggio amato che è più intelligente di quanto lasci intendere.