Mentre il mondo piange la scomparsa di Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa gesuita e sudamericano, lo sguardo del cinema ci ricorda la solennità e il mistero del Conclave, tra spiritualità e immagini potenti.
Oggi il mondo si ferma. Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio, ci ha lasciati. Primo pontefice proveniente dall’America Latina, primo gesuita sul soglio di Pietro, figura di dialogo, umiltà e rivoluzione silenziosa. La sua scomparsa lascia un vuoto non solo nella Chiesa, ma anche nel cuore di milioni di fedeli e non credenti.
Nel silenzio che avvolge il Vaticano, comincia ora il tempo del Conclave. Un evento tanto solenne quanto misterioso, che il cinema ha più volte cercato di raccontare, catturando la tensione, la spiritualità e la dimensione umana dietro le mura della Cappella Sistina.
Basta ricordare Habemus Papam di Nanni Moretti, film che – pur nella sua ironia malinconica – riflette sulla fragilità dell’uomo dietro il ruolo. Oppure I due Papi di Fernando Meirelles, con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce nei panni di Benedetto XVI e Bergoglio, in un dialogo intenso e commovente sul senso del potere, del perdono, della fede.
E ancora Conclave (2024), tratto dal romanzo di Robert Harris, con Ralph Fiennes nel ruolo del Cardinale Lomeli. Un thriller elegante e intimo, ambientato interamente nei giorni dell’elezione papale, che esplora il cuore del potere spirituale e il tormento delle scelte, tra segreti, coscienza e responsabilità. Un film che, mai come oggi, risuona con forza simbolica.
Il cinema ha sempre cercato di decifrare il mistero del papato e della sua elezione. Dalle produzioni hollywoodiane alle pellicole italiane, il Conclave diventa simbolo di un cambiamento epocale, come quello che ci apprestiamo a vivere ora.
Ma oggi non è tempo di analisi, né di previsioni. È il tempo del silenzio, del rispetto, della memoria.
Il nostro saluto va a un uomo che ha saputo parlare al mondo con parole semplici e gesti autentici. Un Papa che, anche nei momenti più bui della storia recente, ha scelto il coraggio dell’empatia.
Il cinema saprà raccontarlo ancora, con il tempo. Ma oggi, semplicemente, inchiniamoci al suo ricordo.
Sottotitolo: Mentre il mondo piange la scomparsa di Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa gesuita e sudamericano, lo sguardo del cinema ci ricorda la solennità e il mistero del Conclave, tra spiritualità e immagini potenti.
Oggi il mondo si ferma. Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio, ci ha lasciati. Primo pontefice proveniente dall’America Latina, primo gesuita sul soglio di Pietro, figura di dialogo, umiltà e rivoluzione silenziosa. La sua scomparsa lascia un vuoto non solo nella Chiesa, ma anche nel cuore di milioni di fedeli e non credenti.
Nel silenzio che avvolge il Vaticano, comincia ora il tempo del Conclave. Un evento tanto solenne quanto misterioso, che il cinema ha più volte cercato di raccontare, catturando la tensione, la spiritualità e la dimensione umana dietro le mura della Cappella Sistina.
Basta ricordare Habemus Papam di Nanni Moretti, film che – pur nella sua ironia malinconica – riflette sulla fragilità dell’uomo dietro il ruolo. Oppure I due Papi di Fernando Meirelles, con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce nei panni di Benedetto XVI e Bergoglio, in un dialogo intenso e commovente sul senso del potere, del perdono, della fede.
E ancora Conclave (2024), tratto dal romanzo di Robert Harris, con Ralph Fiennes nel ruolo del Cardinale Lomeli. Un thriller elegante e intimo, ambientato interamente nei giorni dell’elezione papale, che esplora il cuore del potere spirituale e il tormento delle scelte, tra segreti, coscienza e responsabilità. Un film che, mai come oggi, risuona con forza simbolica.
Il cinema ha sempre cercato di decifrare il mistero del papato e della sua elezione. Dalle produzioni hollywoodiane alle pellicole italiane, il Conclave diventa simbolo di un cambiamento epocale, come quello che ci apprestiamo a vivere ora.
Ma oggi non è tempo di analisi, né di previsioni. È il tempo del silenzio, del rispetto, della memoria.
Il nostro saluto va a un uomo che ha saputo parlare al mondo con parole semplici e gesti autentici. Un Papa che, anche nei momenti più bui della storia recente, ha scelto il coraggio dell’empatia.
Il cinema saprà raccontarlo ancora, con il tempo. Ma oggi, semplicemente, inchiniamoci al suo ricordo.