Se pensavi che The Act o Inventing Anna fossero il massimo della follia ispirata a fatti reali, aspetta di conoscere la storia dietro Good American Family, la nuova miniserie disponibile su Disney+. Una vicenda vera, sconcertante, e a tratti disturbante, che mette in discussione ciò che consideriamo “famiglia”, “verità” e persino “infanzia”.

Di cosa parla la serie?

Good American Family segue Kristine e Michael Barnett, una coppia americana che adotta Natalia Grace, una bambina ucraina affetta da nanismo. All’inizio tutto sembra andare per il meglio. Ma presto, i Barnett iniziano a sospettare che Natalia non sia affatto una bambina… ma un’adulta che finge di esserlo. La situazione degenera rapidamente, portando a scelte estreme e a un processo che ha diviso l’opinione pubblica.

La storia vera dietro la fiction

Quello che sembra un thriller psicologico degno di Hollywood è in realtà una storia vera. Natalia Grace è una bambina realmente adottata dall’Ucraina, affetta da una rara forma di nanismo. Dopo essere stata affidata inizialmente a un’altra famiglia, viene adottata dai coniugi Barnett nel 2010.

Ma nel giro di pochi mesi, Kristine e Michael dichiarano che la bambina ha comportamenti inquietanti e tratti fisici incompatibili con l’età che dichiara. Sostengono che Natalia sia in realtà una donna adulta con disturbi mentali, e riescono persino a far modificare legalmente la sua età da 8 a 22 anni. Alla fine, la lasciano vivere da sola in un appartamento, come fosse un’adulta indipendente.

Le accuse nei confronti dei Barnett per abbandono e negligenza finiscono in tribunale: Michael viene assolto, mentre le accuse contro Kristine vengono ritirate. Tuttavia, test successivi suggeriscono che Natalia fosse effettivamente minorenne al momento dell’adozione.

Fiction o realtà? Dove finisce una e comincia l’altra

La serie, creata da Katie Robbins, non si limita a ricostruire i fatti. Va più a fondo, mostrando le zone grigie, le ambiguità morali, e le emozioni contrastanti che questa storia ha generato. Ellen Pompeo (sì, proprio Meredith Grey) interpreta Kristine Barnett, e ci regala una performance glaciale e intensa. Al suo fianco, Mark Duplass e la giovane Imogen Faith Reid nei panni di Natalia.

Perché questa storia ci ossessiona?

Perché ci mette di fronte a un incubo: e se la verità fosse irriconoscibile? Good American Family parla di paura, di fiducia tradita, ma anche di pregiudizio e di quanto sia difficile accettare ciò che non riusciamo a comprendere. E alla fine, ci lascia con una domanda: chi è davvero la vittima in questa storia?

Curiosità sulla serie che (forse) non conoscevi

Ellen Pompeo è anche produttrice esecutiva: dopo anni nei panni di Meredith Grey, l’attrice ha scelto Good American Family come suo ritorno alla TV, ma dietro le quinte ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo creativo della serie.

La serie è ispirata anche a documentari reali: in particolare al documentario The Curious Case of Natalia Grace, che ha riportato l’attenzione mediatica sul caso nel 2023 e ha alimentato il dibattito su verità e manipolazione.

Le location non sono americane: molte scene ambientate nel Midwest sono state girate in Canada, in particolare tra Toronto e Hamilton, per ragioni di budget e logistica.

I nomi sono stati cambiati: anche se i fatti sono chiaramente ispirati al caso Barnett, nella serie i nomi dei personaggi sono stati modificati per motivi legali e narrativi.

Il finale è volutamente ambiguo: come nella storia reale, la serie lascia allo spettatore il compito di decidere chi dice la verità. Una scelta voluta dagli sceneggiatori per rispettare la complessità del caso e stimolare il confronto.

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical