Recensione con spoiler
Harrison Ford è affascinante nel ruolo del nuovo presidente e Anthony Mackie è un capitano carismatico (anche se non è di Steve Rogers), ma questo è un po’ di contenuto stanco e poco ispirato del Marvel Cinematic Universe.
Potrebbe essere “Coraggioso”, ma non c’è nulla di così “nuovo” nel mondo rivelato in quest’ultimo po’ di contenuto stanco e poco ispirato del Marvel Cinematic Universe. È forse degno di nota il fatto che Harrison Ford interpreti un presidente degli Stati Uniti per la prima volta dal 1997 in Air Force One, ma ora con preoccupazioni segrete per la salute e suscettibile di soccombere a una rabbia terrificante che lo trasforma in Hulk Rosso che è il distruttore definitivo, che mette il suo grande pugno rosso nell’Ala Ovest.
Una novità, forse, anche se si conforma alla tradizione di Hulk di avere in qualche modo dei pantaloni miracolosamente elastici in modo che i genitali di Hulk Rosso non siano esposti. Per quanto riguarda le apparenti implicazioni Maga, lo stesso Ford le ha negate, e l’MCU è cautamente apolitico come sempre, anche se il personaggio di Ford è sicuramente più incline alla cooperazione internazionale rispetto all’attuale inquilino della vita reale.
Capitan America, il super soldato, è il titolo ora conferito a Sam Wilson, interpretato dall’affabile Anthony Mackie; il precedente detentore Steve Rogers (Chris Evans) si è dimesso ed è tornato indietro nel tempo al suo periodo di massimo splendore negli anni ’40. Wilson è sorpreso di ricevere un invito a un ricevimento alla Casa Bianca, ora presieduta dall’ex generale diventato comandante in capo Thaddeus Ross (Ford), un nemico dei Vendicatori che è tristemente tormentato dal pensiero di aver allontanato sua figlia Betty (Liv Tyler) a causa della sua relazione con Bruce Banner.
Capitan America si presenta alla festa con il suo amico e protetto Joaquin Torres, alias Falcon (Danny Ramirez), e il veterano della guerra di Corea Isaiah Bradley (Carl Lumbly), amareggiato per la sua precedente prigionia come supersoldato non fidato. L’incontro si conclude in un violento caos, legato a un piano sinistro per sfruttare il nuovo potente elemento Adamantio recentemente scoperto nelle acque giapponesi e per creare una divisione bellicosa tra Giappone e Stati Uniti che altrimenti potrebbero firmare un trattato che garantisca la proprietà internazionale. Capitan America e il presidente Ross dovranno mettere da parte le loro divergenze per combattere questa nuova minaccia alla Pax Americana, che potrebbe avere a che fare con il terribile scienziato Dr. Samuel Sterns (Tim Blake Nelson), il cui aspetto scioccante forse indica che nessuno in questa produzione ha ricevuto il promemoria sulla deformazione facciale stigmatizzante.
E così questo contorto marchingegno digitale con schermo verde si fa strada a fatica verso un episodio conclusivo sospeso; l’azione è moderata e manca del calore, dell’umorismo e dell’energia surreale dei film di supereroi del passato. Mackie ha fascino e presenza, e sarebbe bello vederlo al centro di qualcosa di più soddisfacente.
“Captain America: Il nuovo mondo” già nelle sale Italiane uscirà oggi 13 febbraio in Australia e il 14 febbraio negli Stati Uniti e nel Regno Unito.