1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da Napoli e da sua madre. Il suo mondo, fatto di povertà, però, sta per cambiare. A bordo di uno dei “treni della felicità”, passerà l’inverno al nord, dove una giovane donna lo accoglierà e si prenderà cura di lui.

Con lei Amerigo acquista una consapevolezza che lo porta ad una scelta dolorosa che cambierà per sempre la sua vita. Gli serviranno molti anni per scoprire la verità. Dall’omonimo romanzo di Viola Ardone, un viaggio tra la miseria, l’ignoranza, il pregiudizio, ma anche la solidarietà e la voglia di cambiare dell’Italia del dopoguerra, vista con gli occhi di un bambino diviso tra due madri, e con quelli del musicista che è diventato.
Il libro di Viola Ardone ha rivelato a molti una storia dimenticata del nostro Dopoguerra. Decine di migliaia di bambini poverissimi di Napoli, ma anche di altre città del centro sud, furono accolti da famiglie contadine emiliane. Un viaggio epico, organizzato dall’Unione Donne Italiane, che racconta un’Italia impegnata nello slancio solidale. Allo stesso tempo il libro narra le fratture nella vita dei singoli che restano insanabili dopo le guerre.

La regista Cristina Comencini dichiara:

Sono sempre stata interessata alle storie personali che si svolgono in una Storia più grande. Qui mi è sembrato inoltre di raccontare una vicenda passata ma attualissima: il biennio 1945-1947, un periodo in cui sembrava possibile un Paese unito.

“Il treno dei Bambini” è sicuramente un film di una grande sensibilità con dei tratti poetici.

La Comencini è riuscita a tirar fuori tutto il necessario per raccontare bene una storia, dalle differenze sociali dovute soprattutto dal fatto che in una grande città dove anche il minimo necessario per vivere doveva arrivare da fuori, alla campagna dove, anche se con tutti i problemi del dopoguerra, comunque c’era il minimo necessario almeno per mangiare.

Un film che è anche un giusto compromesso nel riuscire ad alternare la trageda di dover vivere una situazione di distacco, di separazione e di scelte a scene esilaranti date soprattutto dalla spontaneità intrinseca dei bambini che interpretato il proprio ruolo.

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