Esilarante, profonda e commovente: questa serie fantasy è un vero trionfo. La sua storia di Zeus e compagni che vivono ai giorni nostri è intelligente, ricca di colpi di scena e di azione.
Kaos, la nuova avventura di Charlie Covell, è tutt’altro che caotica. Con un ritmo e un intreccio molteplici e impeccabili, è una rivisitazione della mitologia greca sottile e intricata, spiritosa, rigorosa, estremamente intelligente, divertente e brutale. Vola.
La sceneggiatura di Covell è un capolavoro – così sicura, così apparentemente senza sforzo, così leggera – in quanto costruisce un mondo moderno alternativo in cui il panteismo (e Zeus) la fa ancora da padrone e gli dei si mescolano ai mortali, raramente a fin di bene. Gli otto episodi sono ricchi di azione, battute (per quanto gli eventi si incupiscano man mano che si va avanti) e note di grazia. Un enorme cast di personaggi viene utilizzato senza che nessuno risulti sottosviluppato o superfluo: Covell li usa per interrogarsi su cosa significhi essere umani, avere potere, essere disperati, avere o meno il libero arbitrio. Sono tutti perfettamente integrati nel suo divertente abbraccio.
Jeff Goldblum interpreta Zeus, vestito di bianco e con un aspetto elegante, si aggira felicemente nel suo palazzo e nei suoi giardini sul Monte Olimpo fino al giorno in cui un nuovo monumento a lui dedicato a Krete viene inaugurato pubblicamente e si scopre che è stato profanato da una banda di Troiani. Poi scopre una nuova ruga sulla fronte e decide che deve essere il compimento della prima parte di una profezia che vedrà la fine del suo regno e l’avvento del caos.
Tutte le sue nevrosi e le sue insicurezze iniziano a manifestarsi (a tal punto che nel giro di pochi episodi sembra che Goldblum, meglio conosciuto per ruoli basati su una freddezza inespugnabile, si allontani dalla sua vulnerabilità) mentre trama per vendicarsi dell’umanità. Sua moglie, la regina (e sorella, come si legge in una didascalia asteriscata sullo schermo) Hera – la magistrale Janet McTeer – cerca di incoraggiarlo a mantenere la sua dignità e a non infliggere punizioni e indagini.
Il narratore degli eventi, inizialmente invisibile, si rivela essere Prometeo (Stephen Dillane) – ex amico, attuale prigioniero (incatenato a una roccia, con il fegato eternamente beccato da un’aquila, ora ti torna tutto in mente) e nemico immortale di Zeus. Sta facendo del suo meglio per portare a compimento la profezia il prima possibile, aiutato da vari umani inconsapevoli sulla Terra e dai residenti degli inferi. Il tutto è supervisionato da David Thewlis nei panni di Ade, che sarebbe stato un ottimo modo per farti capire il tono della vicenda, ora che ci penso.
Euridice, conosciuta come Riddy (Aurora Perrineau), sta per rompere con il suo devoto fidanzato rockstar, Orfeo (Killian Scott), quando rimane uccisa in un incidente d’auto e si ritrova su un traghetto che attraversa letteralmente lo Stige. Con l’aiuto (o l’intralcio – il dio del piacere è lui stesso un piccolo mercante di caos) di Dioniso (Nabhaan Rizwan), Orfeo si propone di riportarla indietro dagli inferi, attraverso alcune scene strazianti che coinvolgono la coppia alla ricerca del figlio morto.
Momenti del genere sono disseminati in tutta la serie, quando si rischia di godersela come un semplice passatempo, ricordandoci che gli antichi miti trattano di verità dure ed eterne e permettendoci di ridere di dèi e mortali che se la spassano e si trasformano in api per il disturbo. Mentre Orfeo lotta per raggiungere la sua amata, però, lei è impegnata a creare un legame con Caneo (Misia Butler) e a scoprire cose ancora peggiori sulla loro nuova casa rispetto a quelle che si potrebbero immaginare negli inferi.
C’è anche molto altro che si sta svolgendo, pronto per essere ricucito nella pienezza del tempo dalle abili mani di Covell. Arianna (Leila Farzad) sta scoprendo il tradimento di suo padre, Minosse, mentre Dedalo (Mat Fraser) sta nutrendo qualcosa di mostruoso in una sorta di… prigione labirintica sotto il loro palazzo. Billie Piper interpreta Cassandra, quasi distrutta dal peso di essere sempre ignorata e non creduta.
Medusa (Debi Mazar) aspetta dietro le quinte (“La Medusa?” chiede un nuovo arrivato nel mondo sotterraneo in preda allo stupore della celebrità. Lei fa uscire un serpente da sotto il copricapo per dimostrarlo. Il fan è entusiasta) e ci sono anche tutti gli altri personaggi che si possono trovare in un corso di studi classici e/o in un libro di miti e leggende per bambini.
Le storie d’amore si scontrano con i tradimenti, mentre le scene danzano sul filo della commedia/tragedia (basta chiedere ai raccattapalle di Zeus) e le Parche e le Erinni mettono i bastoni tra le ruote alle persone e alle divinità. Non sai quale sarà il prossimo colpo di scena, ma sai che sarà divertente, profondo, commovente – o tutti e tre – oltre a essere avvincente e gratificante come desideri. È un trionfo assoluto, grazie a Covell e agli dei.