Oliver Parker dirige la storia vera del veterano della Seconda Guerra Mondiale Bernard ‘Bernie’ Jordan.

Il 6 giugno 2014, alle 10.30, il veterano della Seconda Guerra Mondiale Bernard “Bernie” Jordan è uscito inosservato dalla sua casa di cura di Hove, nell’East Sussex, con le sue medaglie di guerra appuntate sotto il cappotto.

Ha preso un treno da Brighton a Portsmouth, poi un traghetto dall’Inghilterra alla Francia e si è unito silenziosamente alla schiera di coloro che si sono riuniti per commemorare il 70° anniversario del D-Day sulle spiagge della Normandia.

Nel film del regista Oliver Parker su questa storia strappata alle cronache dello spirito di adattamento britannico, The Great Escaper, viene riassunta la reazione dei media a Bernie: una giornalista, con un sorriso stampato in faccia, lo descrive come “un vecchio soldato che non risponderà mai alla chiamata del dovere”.

Parker si ritrova occasionalmente coinvolto in quello stesso sentimentalismo patriottico e paternalistico, che tratta le generazioni più anziane come strane curiosità (Guardate come se ne va in Francia! Da solo!).

Nei suoi momenti migliori, il film funziona più come uno studio di carattere, portato in vita da una coppia di luminari affermati che fanno il loro ultimo debutto: Sir Michael Caine (Bernie), in quello che ha deciso essere il suo penultimo ruolo, e la compianta Glenda Jackson, nel ruolo della moglie Irene.

Nelle loro interpretazioni, vediamo una coppia che ha capito di essere arrivata a un punto della propria vita in cui tutto ciò che può fare è vivere nei propri ricordi.

Caine, nel ruolo di Bernie, lascia che sia la sua naturale presenza dominante a reggere la maggior parte della performance.

Ma ci sono momenti in cui la macchina da presa di Parker si posa tranquillamente sui suoi lineamenti, mentre Caine scruta l’oceano della Normandia, perso nel luogo che lo ha cambiato e segnato in tanti modi.

Sentiamo il suo dolore, certo, ma Caine lascia che il più breve lampo di terrore danzi nei suoi occhi: è come se non avesse mai lasciato queste spiagge.

In una scena toccante, Bernie e il suo compatriota veterano siedono a bere in un caffè locale (il film è stato girato interamente nel Regno Unito per minimizzare il rischio Covid; i tentativi di ricreare la Francia si limitano al vino rosso e alla musica della fisarmonica).

Un piccolo gruppo di tedeschi è seduto dall’altra parte della stanza.

Bernie li invita ad avvicinarsi e chiede loro dove sono stati quel giorno.

Uno dei tedeschi inizia a cedere e Bernie gli mette tranquillamente una mano sulla testa.

Non vengono pronunciate altre parole e il film evita fortunatamente qualsiasi conclusione banale sulla colpa e sulla riconciliazione.

Al contrario, ci viene semplicemente mostrato un momento di comunione silenziosa tra due uomini che forse una volta si sono sparati addosso dei proiettili.

Irene, nel frattempo, indugia nella loro casa di cura.

Disfa scatole e tira fuori vecchie fotografie.

Parker inserisce qui diversi flashback. Sono una distrazione superflua rispetto all’interpretazione di Jackson, che è un ritratto luminoso del processo interiore e profondamente personale di ricordare.

Il modo in cui il suo volto si illumina al ricordo di un primo bacio, di un primo orgasmo, è fenomenale.

Il grande evaso è un po’ ipocrita, a volte – la sceneggiatura di William Ivory capitalizza gli aspetti più accoglienti della storia di Bernie: assistiamo alla crescita della sua celebrità mentre sconosciuti francesi gli regalano in omaggio mazzette di salsicce essiccate – ma alla fine il film trova il modo di sminuire tutto questo sentimentalismo, finché ciò che ci rimane è il ricordo di Caine e Jackson, con gli occhi appannati e pieni d’amore.

Regia: Oliver Parker.

Interpreti: Michael Caine, Glenda Jackson, Will Fletcher, Laura Marcus, John Standing, Danielle Vitalis, Wolf Kahler, Ian Conningham. 12A, durata 96 minuti.

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