Sharp Objects, un thriller che affascina, taglia lentamente ma in profondità.
Uscita nel 2018 ‘Sharp Objects’ parla di un caso di omicidio, ma Camille Preaker (Amy Adams) è il vero mistero.
Camille, reporter di un giornale di St. Louis, ribelle e autodistruttiva, riceve un incarico a cui è particolarmente legata: l’omicidio di una ragazza e la scomparsa di un’altra a Wind Gap, la piccola città da cui Camille è fuggita anni prima.
Il suo editore (Miguel Sandoval) spera che Camille trovi un senso di responsabilità oltre che una storia vincente.
Arriva a casa con una borsa di barrette di cioccolato e bottiglie di vodka, oltre a una serie di brutti ricordi dell’infanzia.
Le immagini del passato – una sorella morta giovane, la madre lontana, i boschi inquietanti della città – balenano nel bel mezzo delle scene, come se la testa di Camille non riuscisse a contenerle.
‘Sharp Objects’, una serie ipnotica di otto episodi, non è il thriller gotico che si potrebbe sospettare, almeno non principalmente.
L’attenzione dello show è invece rivolta alle ferite di Camille, emotive, fisiche e autoinflitte. (Il titolo allude alla sua abitudine di incidere le parole nella carne, lasciando sul suo corpo un dizionario di cicatrici).
Camille torna nella maestosa e sconclusionata casa di sua madre, Adora (Patricia Clarkson), il cui saluto è abbastanza gelido da raffreddare un julep: “La casa non è adatta ai visitatori”.
La loro storia viene ripetuta in miniatura dalla giovane sorellastra di Camille, Amma (un’accattivante Eliza Scanlen), pudica (come Adora) a casa ma selvaggia e ribelle (come Camille) con i suoi amici.
Wind Gap è una zona del Missouri particolarmente inflazionata dal Sud; un episodio è incentrato sul “Calhoun Day”, una commemorazione locale della Guerra Civile che simpatizza per la Confederazione.
Sembra il tipo di cittadina che Dio ha messo sulla Terra perché la gente venga uccisa; l’aria è piena di umidità, sospetti e pettegolezzi.
Richard Willis (Chris Messina), un detective di Kansas City, arriva per aiutare a indagare, ma scopre che le sue domande sono ignorate dalla polizia locale, che preferisce mettere in lista un probabile sospettato – in questo caso John (Taylor John Smith), il fratello di una delle vittime – e passare oltre.
Non c’è un gioco del gatto e del topo, né le provocazioni di un geniale criminale.
‘Sharp Objects’ si affida invece al dramma interiore e a un’affascinante Adams, che mette a nudo l’anima lacerata di Camille con sardonismo e disprezzo di sé. (Wind Gap, dice al suo editore, è diviso tra “i vecchi soldi e la spazzatura”, e lei stessa è “spazzatura, da vecchi soldi”).
‘Sharp Objects’ è stato adattato da Marti Noxon dal romanzo di Gillian Flynn (“Gone Girl”), ed è il più azzeccato abbinamento tra produttore e materiale che si possa trovare.
La signora Noxon si è specializzata, in serie come “Dietland” e “UnREAL”, in donne ferite e con i nervi a fior di pelle, che tratteggia con l’empatia di una terapeuta e l’acutezza di un dissettore.
La sensibilità visiva, nel frattempo, proviene dal regista Jean-Marc Vallée, che ha evocato un altro tipo di mondo onirico in “Big Little Lies” – quello levigato e ingannevolmente perfetto, questo narcotico e suggestivo di marciume.
Come in “Big Little Lies”, la colonna sonora si affida alla musica diegetica: se si sente una canzone, è perché qualcuno ha la radio accesa o ha messo la puntina su un disco in vinile.
Le canzoni (“It’s Too Late”, “How Can You Mend a Broken Heart”) si diffondono nelle bettole e nelle case storiche, dando ai personaggi e all’ambientazione un’atmosfera malinconica e da ultima chiamata.
Un motivo particolare vede Camille guidare per la città, inserendo lo stesso nastro dei Led Zeppelin nello stereo della sua auto.
Le note iniziali di “In the Evening” della band rimangono sospese nell’aria, creando una tensione irrisolta, come se Camille fosse bloccata nel loop del proprio passato, senza essere ancorata al tempo.
Gli spunti contemporanei – un poster di Barack Obama, un iPhone rotto – sono pochi, come a dire che potremmo essere in qualsiasi anno della vita di Camille, o in ogni anno.
Le dinamiche familiari centrali, soprattutto quelle tra Camille e Adora, sono più coinvolgenti dei personaggi periferici di Wind Gap, che tendono a essere dei tristi personaggi di serie.
“Sharp Objects” non è costruito come un puzzle; è più una casa di bambole meticolosamente costruita, un’immagine ricorrente nella serie.
La storia prende una brusca e sorprendente svolta verso la risoluzione di una trama thriller.
Ma il vero motivo per immergersi in “Sharp Objects” è vedere Camille sprofondare sempre di più nella sua storia, anche quando questa sembra un’idea sempre peggiore.
In un ultimo episodio, un uomo si scusa per qualcosa di terribile che le ha fatto quando era giovane, e lei gli risponde: “Dimenticalo e basta, va bene? L’ho fatto”.
In realtà, Camille non è altro che memoria. Il passato è scritto sulla sua pelle.