Il regista Stefano Mordini riesce a drammatizzare con ammirevole gusto una gara tra case automobilistiche che ha segnato un decennio, ma non riesce mai a far vibrare il cuore.

Riportate la mente, se volete, al 1983. L’anno del Ritorno dello Jedi e di A-Team. Fu anche l’anno della resa dei conti nel mondo, a volte pericoloso e sempre molto combattuto, delle gare di rally.

Il Campionato del Mondo di Rally del 1983 vedeva la squadra tedesca Audi Quattro A2, guidata da Hannu Mikkola, lottare contro Walter Röhrl e l’italiana Lancia 037; una rivalità che questa fiction descrive come una battaglia tra Davide e Golia, che vede contrapposti i tedeschi tecnologicamente avanzati agli italiani, più scorbutici e strategici.

Sono state prese delle libertà, ma probabilmente non troppe da far dispiacere a chi non è un fanatico dei rally.

Alcuni fattori del mondo reale non si prestano particolarmente alle dinamiche di una fiction avvincente: la stagione che si svolge nell’arco di un intero anno solare, la suddivisione del campionato piloti e costruttori, l’accumulo graduale di punti nel corso della stagione… non siamo esattamente nell’ambito di una gara a eliminazione diretta, fino alla fine, ai calci di rigore.

C’è un ammirevole senso del gusto nell’approccio del regista italiano Stefano Mordini, che lavora su una sceneggiatura scritta con Filippo Bologna e Riccardo Scamarcio.

Il recente film di Michael Mann sulla Ferrari ha avuto il buon senso di stampare la leggenda, dando agli amanti del brivido ciò che desiderano in termini di drammi interpersonali e di esplosive scene di gara. Il film di Mordini, tuttavia, è un’opera cinematografica ben fatta e dall’aspetto elegante, con alcune scene di corsa splendidamente fotografate e grandi abiti anni ’80 – ma quando ci si siede a guardare qualcosa intitolato Race for Glory si desidera che il cuore batta più velocemente. Il film non riesce a liberarsi dalla sensazione che potrebbe avere bisogno di un po’ più di giri nel motore.

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