Ecco una action-comedy fantascientifica sui supereroi che scoppietta in modo dolce e inconsistente come una gomma da masticare. Si tratta di una sorta di sequel di Captain Marvel del 2019, che tratteggiava le origini dell’omonima supereroina interpretata da Brie Larson, uno dei pochi personaggi del MCU ad avere il marchio del franchise nel proprio nome. Tuttavia, l’idea di “sequel” è un po’ problematica in questo mondo, dove le conseguenze possono essere modificate o invertite o spostate in mondi paralleli, o rivelarsi nulle nel post-credits.

Con l’inizio della storia, veniamo reintrodotti a Capitan Marvel, o meglio a Carol Danvers, che viaggia da sola nella sua astronave attraverso la galassia e fa i conti con gli eventi del film precedente; questo includeva una drammatica azione correttiva da parte sua per salvare l’universo, che ha portato a una crisi sul pianeta di Hala, quasi distrutto, patria del popolo Kree, con cui Danvers ha complicati legami personali. Ora deve incontrare il nuovo leader dei Kree, il fanatico Dar-Benn, un ruolo da cattivo con cui Zawe Ashton si diverte molto. Dar-Benn ha scoperto su un pianeta remoto un paio di braccialetti MacGuffiny, o “bande quantiche”, che insieme potrebbero darle un enorme potere e permetterle di distruggere i “punti di salto” nello spazio.

Il fatto di manipolare questi punti di salto porta i nostri tre eroi a uno strambo contatto ravvicinato. Una è la Danvers, l’altra è Monica Rambeau, interpretata da Teyonah Parris, dotata di superpoteri e figlia ormai adulta della migliore amica e compagna di volo di Carol, Maria Rambeau (Lashana Lynch), anche se non c’è un grande divario generazionale tra Carol e Monica. (La terza è Kamala Khan, presto ribattezzata Ms Marvel, interpretata in modo divertente da Iman Vellani (come nella miniserie televisiva Ms Marvel); è una supereroina adolescente di Jersey City la cui famiglia è proprietaria della seconda band quantistica.

Kamala rimane nella sua camera da letto a sognare a occhi aperti, a evitare i compiti a casa, ad appassionarsi all’immagine di Capitan Marvel e a bisticciare con i suoi genitori (belle le interpretazioni di Zenobia Shroff e Mohan Kapur). Ora Carol, Monica e Kamala scoprono che stanno saltando attraverso l’universo, cambiando posto l’una con l’altra ogni volta che usano i loro poteri, evidentemente come risultato di un pasticcio di Dar-Benn con questi “punti di salto”. È uno sviluppo che esaspera il leader dello Shield Nick Fury, interpretato con amabile distacco da Samuel L. Jackson. Ma ora, a differenza di Charlie con i suoi Angeli, Fury si troverà spiazzato mentre presiede questo nuovo dinamico trio, chiamato le Meraviglie, che affronta Dar-Benn.

Il tutto, ovviamente, è del tutto ridicolo, ma presentato con un umorismo e un brio così piacevoli, in particolare la visita dei Marvels a un pianeta dove tutti cantano invece di parlare. Su questo pianeta Carol è una principessa, una scena presumibilmente inserita nella storia solo perché la Larson possa sfoggiare un adorabile vestito da “principessa”. Larson, Parris e Vellani sono un divertente trio intergalattico.

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